Ridurre la pressione fiscale sui lavoratori, specialmente su quelli con figli a carico, è uno degli obiettivi del governo Meloni. Al momento ci sono sul tavolo diverse ipotesi da studiare nei prossimi mesi e da inserire nella Manovra finanziaria per il 2025. Tra queste c’è il “bonus Befana” un aiuto economico in arrivo a gennaio 2025 che, qualora fosse confermato, prevede un aumento della busta paga di 100 euro.
Questo intervento potrebbe aiutare molte famiglie, anche se restano alcune incognite su requisiti e rivalutazione.
Ecco come funziona, cosa prevede e a chi spetta il bonus Befana con 100 euro in più nello stipendio.
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Cos’è il bonus Befana
Nonostante le risorse finanziarie non siano cospicue, il ministro Leo ha dichiarato che non mancheranno misure in aiuto dei lavoratori dipendenti. Resta valida la proposta, già attuata in passato, di detassare la tredicesima mensilità, la gratifica natalizia che viene erogata a metà dicembre di ogni anno per i lavoratori subordinati.
La detassazione della tredicesima, chiamato anche bonus Befana, consiste in una somma di denaro extra in busta paga di 100 euro lordi.
La proposta in campo – ancora in fase di discussione – sarebbe quella di “anticipare” l’erogazione del bonus al 2024, senza attendere lo stipendio di gennaio 2025. Lo scopo sarebbe rafforzare le tredicesime, con un aiuto concreto per il mese di dicembre, un mese particolare in cui si concentrano molte spese (tra scadenze fiscali e regali natalizi).
Il “nodo” degli scaglioni Irpef
Il bonus Befana, come abbiamo detto, è una misura una tantum e non un aiuto strutturale. Consiste in un aumento di stipendio percepibile nei mesi di dicembre o gennaio 2025, a secondo di quanto deciderà il governo.
Tuttavia l’esecutivo sarebbe al lavoro anche su misure agevolative più stabili e continuative, tra cui la riforma degli scaglioni Irpef. Tale riforma dovrebbe comparire nella prossima Manovra di Bilancio e avrebbe lo scopo di aiutare, soprattutto, il ceto medio, ovvero coloro che percepiscono uno stipendio lordo annuo compreso tra i 35.000 e i 50.000 euro.
Si pensa poi alla detassazione del secondo scaglione Irpef dal 35% al 33% per chi percepisce un reddito fino a 60.000 euro. Oltre a queste proposte andrebbero poi adottate delle politiche ad hoc per rafforzare il potere d’acquisto dei lavoratori, messo a dura prova dal caro prezzi e dall’inflazione.