Intelligenza artificiale e risorse umane: opportunità, rischi e obblighi

L'AI è ormai entrato nel mondo del lavoro: le regole da rispettare per uso intelligente senza violare le norme

L’intelligenza artificiale sta trasformando profondamente anche il settore delle risorse umane, introducendo soluzioni innovative che stanno ridefinendo il modo in cui le aziende selezionano, formano e gestiscono il personale. Strumenti sempre più evoluti permettono di migliorare l’efficienza dei processi HR, ma impongono anche nuove riflessioni etiche e giuridiche. La recente approvazione del Regolamento europeo 2024/1689 impone, a partire dal 2025, obblighi specifici a tutela dei diritti fondamentali.

Come l’IA sta cambiando la gestione delle risorse umane

L’utilizzo dell’intelligenza artificiale in ambito HR si sta diffondendo in numerose aree, dalla ricerca e selezione del personale alla gestione dei processi organizzativi. I sistemi intelligenti permettono di analizzare grandi quantità di dati e di prevedere scenari, consentendo ai responsabili delle risorse umane di prendere decisioni più informate. Gli algoritmi possono suggerire candidati in linea con i profili richiesti, condurre interviste automatizzate attraverso chatbot e supportare l’elaborazione di job description. In altri contesti, l’IA viene impiegata per monitorare le performance dei collaboratori, adattare la formazione alle competenze individuali e persino automatizzare attività amministrative come la gestione dei turni o delle buste paga.

Queste tecnologie permettono di velocizzare i processi decisionali e di ridurre gli errori, aumentando la produttività complessiva. Tuttavia, l’efficienza non può essere l’unico parametro di valutazione, soprattutto quando l’intelligenza artificiale incide direttamente su aspetti delicati come la selezione del personale o la valutazione delle performance.

I principali rischi dell’intelligenza artificiale nel lavoro

L’introduzione dell’IA nei processi aziendali, se non accompagnata da un uso consapevole, può comportare gravi rischi per i diritti dei lavoratori. Il Regolamento 2024/1689 sottolinea come un uso improprio di queste tecnologie possa compromettere la sicurezza informatica, violare la privacy e generare forme di manipolazione, in particolare nei confronti di soggetti vulnerabili come minori o persone con disabilità.

Uno dei rischi più evidenti riguarda la possibilità che i sistemi intelligenti, addestrati su dati storici, finiscano per replicare pregiudizi esistenti. Se il dataset su cui si basa l’algoritmo contiene bias, ad esempio a favore di candidati maschi per posizioni dirigenziali, l’IA tenderà a discriminare automaticamente altri profili, compromettendo l’equità dei processi selettivi. È per questo che il legislatore europeo ha adottato un approccio basato sul rischio, classificando i sistemi di IA in base al loro impatto potenziale sulla salute, sulla sicurezza e sui diritti fondamentali.

Cosa prevede il Regolamento 2024/1689 a partire dal 2025

Dal 2 febbraio 2025 diventa obbligatoria l’adozione di misure di alfabetizzazione sull’intelligenza artificiale per tutto il personale coinvolto nell’utilizzo di questi strumenti. Le imprese dovranno garantire un livello sufficiente di conoscenze a chi interagisce con i sistemi intelligenti, indipendentemente dal livello di rischio associato alle tecnologie adottate. La formazione dovrà essere modulata in base all’esperienza, al contesto lavorativo e al grado di istruzione, con l’obiettivo di accrescere la consapevolezza sulle opportunità e sui potenziali danni connessi all’uso dell’IA.

Sempre dal 2 febbraio 2025 entrerà in vigore il divieto di utilizzo di sistemi di IA destinati a dedurre le emozioni dei lavoratori tramite dati biometrici. La norma vieta l’impiego di queste tecnologie nei luoghi di lavoro e negli istituti di istruzione, a meno che non vi siano finalità mediche o di sicurezza. Il divieto si basa su tre presupposti: l’invasività di tali strumenti, l’assenza di un fondamento scientifico solido e la loro scarsa affidabilità. Le emozioni, infatti, variano notevolmente in base al contesto culturale, personale e situazionale, rendendo queste tecnologie particolarmente soggette a errori e interpretazioni fuorvianti.

Il Regolamento europeo specifica che non rientrano nel divieto i sistemi utilizzati, ad esempio, per rilevare l’affaticamento fisico di un lavoratore o per prevenire incidenti in ambienti ad alto rischio. In questi casi, l’obiettivo non è la valutazione delle emozioni, ma la salvaguardia della salute e della sicurezza. Al contrario, sono esplicitamente vietati i sistemi impiegati per monitorare il tono emotivo delle interazioni tra colleghi o per misurare l’attenzione attraverso l’analisi delle espressioni facciali.

Verso un’intelligenza artificiale responsabile

L’uso dell’intelligenza artificiale nelle risorse umane rappresenta un’occasione unica per innovare e migliorare i processi organizzativi. Tuttavia, questa trasformazione non può prescindere da un approccio etico e giuridicamente fondato. Il Regolamento 2024/1689 segna un passo importante in questa direzione, richiedendo alle imprese non solo di adottare tecnologie efficienti, ma anche di formare adeguatamente il personale e di evitare pratiche che possano ledere la dignità e i diritti dei lavoratori.

Solo un utilizzo consapevole dell’intelligenza artificiale potrà garantire un vero equilibrio tra innovazione tecnologica e tutela dei valori fondamentali.

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