Il 12 giugno si è celebrata la Giornata Mondiale contro il lavoro minorile. Il focus di quest’anno era incentrato sulla protezione sociale universale come strumento per porre fine al lavoro minorile nel mondo.
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Il rapporto dell’OIL sulle misure contro il lavoro minorile
La Giornata mondiale di quest’anno si è svolta a ridosso della conclusione della Quinta Conferenza mondiale sul lavoro minorile, tenutasi a Durban, in Sudafrica, lo scorso maggio. Si sono riuniti i governi, le organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori degli stati membri dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) per decidere le misure prioritarie per eliminare lo sfruttamento dei minori. L’OIL ha chiesto maggiori sforzi ai governi e più investimenti nei programmi di protezione sociale, al fine di garantire l’accesso universale all’istruzione obbligatoria gratuita e di qualità.
L’appello dell’ILO arriva in un momento in cui gli effetti della pandemia globale hanno avuto effetti deleteri anche sui bambini e gli adolescenti dei paesi più in difficoltà, costretti a rinunciare all’accesso alla scuola e a dover lavorare. L’Organizzazione del Lavoro ha stimato che, in assenza di provvedimenti adeguati, i nuovi minori obbligati a lavorare diventerebbero 9 milioni entro la fine del 2022.
Gli strumenti più efficaci contro lo sfruttamento minorile sono la protezione sociale, cioè la promulgazione di leggi e della loro applicazione per contrastare il fenomeno, e l’accesso gratuito all’istruzione. Stando al rapporto dell’ILO/UNICEF, prima della pandemia meno della metà della popolazione mondiale (46,9%) beneficiava di una delle due. Il dato sulla copertura dei bambini è ancora più sconcertante: 1,5 miliardi di minori non hanno diritto a nessuna forma di tutela sociale.
In Italia la dispersione scolastica è in aumento
Anche in Italia sono presenti forme di sfruttamento del lavoro dei minori. Complice è l’aumento del rischio di povertà ed esclusione sociale, che secondo la rilevazione dell’EUROSTAT del 2020 ha raggiunto è a un passo dall’arrivare al 25%. La tendenza più diffusa è l’abbandono scolastico, specialmente nelle regioni del Sud e delle Isole. In queste aree, il rapporto dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza mostra una correlazione tra dispersione scolastica e lavoro minorile, che colpisce soprattutto i ragazzi tra i 14 e i 15 anni.
Gianni Rosas, Direttore dell’Ufficio OIL per l’Italia e San Marino, afferma che “L’esclusione sociale dall’istruzione e dalla formazione è spesso sistemica, ed è alla radice del lavoro minorile. Le possibilità, infatti, che un bambino che non ha frequentato la scuola perché costretto a lavorare sono alte, e ne faranno probabilmente un lavoratore povero durante tutta la vita lavorativa”.