Quando è legittimo il licenziamento per fatti pregressi, le ultime sentenze

Le ultime sentenze sul licenziamento in caso di lesione irreparabile della fiducia nei confronti del lavoratore.

Il licenziamento per fatti pregressi può essere considerato legittimo se il comportamento del lavoratore, pur risalente a un periodo precedente all’assunzione e scoperto solo successivamente, è tale da compromettere il rapporto fiduciario con il datore di lavoro.

Il caso analizzato dalla Cassazione

Con l’ordinanza n. 4227 del 18 febbraio 2025, la Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del licenziamento di un dipendente coinvolto in una grave condotta avvenuta in un precedente rapporto di lavoro. Durante una perquisizione, erano stati rinvenuti plichi postali occultati e manomessi, mai recapitati ai destinatari, ma attribuibili al lavoratore.

La rottura del vincolo fiduciario

Secondo la Suprema Corte, anche comportamenti anteriori all’assunzione possono legittimare il licenziamento se risultano incompatibili con le mansioni assegnate. Non è quindi necessario che l’evento sia recente o avvenuto durante il contratto attuale: ciò che conta è la lesione irreversibile della fiducia tra le parti.

Condotta grave e consapevole

Il lavoratore aveva tentato di giustificare le sue azioni adducendo difficoltà personali e problemi psicologici, ma la Corte ha ritenuto tali elementi non sufficienti a escludere la volontarietà e la gravità della condotta. La mancanza di elementi probanti e la natura dolosa dell’atto hanno confermato la proporzionalità del licenziamento.

L’orientamento consolidato della giurisprudenza

La Cassazione ha ribadito che il licenziamento per giusta causa legato a fatti pregressi è ammesso quando i comportamenti, seppur esterni al rapporto lavorativo in corso, mettono in dubbio l’affidabilità e l’integrità professionale del dipendente.

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