Precari e ferie estive: la Cassazione conferma il diritto alla monetizzazione

La Cassazione conferma il diritto alla retribuzione delle ferie estive, ecco le novità per i lavoratori precari

Con l’ordinanza n. 11968 del 7 maggio 2025, la Corte di Cassazione ha fornito un’ulteriore conferma su quella che si sta rivelando una delle battaglie più sentite dell’anno nel mondo della scuola.

Si avvicina il periodo delle ferie estive, ma per i docenti precari con contratto fino al 30 giugno – e in diversi casi anche per quelli impegnati fino al termine delle lezioni – si ripresenta puntualmente lo stesso problema: l’assenza del pagamento delle ferie non godute e la conseguente necessità di ricorrere alla NASpI.

Un diritto costituzionale spesso negato ai docenti precari

L’articolo 36 della Costituzione italiana stabilisce chiaramente che ogni lavoratore ha diritto a ferie annuali retribuite, e che tale diritto non può essere in alcun modo rinunciato. Eppure, per i precari della scuola questo principio sembra essere rimasto lettera morta. Le ferie estive, che dovrebbero rappresentare un momento di ristoro e recupero, diventano invece un nodo irrisolto nella loro posizione contrattuale.

Il sistema che annulla le ferie dei supplenti

Nel corso degli anni si è consolidata una pratica amministrativa che considera i giorni in cui non si svolgono le lezioni come ferie effettive. Questo significa che le assenze dovute a chiusure scolastiche, festività, ponti o eventi straordinari come le elezioni vengono calcolate come giorni di riposo, anche se il dipendente non ha mai potuto scegliere quando prendersi quelle giornate. Il risultato è che, al termine del contratto, i giorni di ferie maturati risultano già consumati, spesso a insaputa dello stesso lavoratore.

Le ferie invisibili e la difficoltà di farle valere

Il docente precario si ritrova spesso a non sapere se è in ferie o meno, perché manca un atto formale che lo comunichi. In questo modo diventa difficile anche opporsi alla partecipazione ad attività collegiali convocate in quei periodi. Eppure, i giorni di ferie dovrebbero essere pianificabili e goduti consapevolmente. Nei casi in cui rimangano giornate residue – perché il calendario delle lezioni non è sufficiente ad assorbirle tutte – queste devono essere liquidate economicamente.

Come calcolare le ferie spettanti ai precari

In base al contratto, un dipendente ha diritto a 30 giorni di ferie annui, che diventano 32 dal quarto anno di servizio. Per chi lavora da settembre a giugno, il computo effettivo è di circa 25 giorni. Tuttavia, la possibilità di godere di questi giorni varia a seconda del grado scolastico e degli impegni previsti nel mese di giugno. Ad esempio, i docenti della scuola primaria potrebbero ritrovarsi con meno giorni effettivi di attività e quindi con ferie azzerate, mentre per chi è impegnato con esami o attività fino al 30 giugno – come i docenti della secondaria – è più probabile che restino giorni residui da liquidare.

Il controllo è fondamentale per far valere i propri diritti

Molti docenti precari non conoscono a fondo le norme contrattuali che li tutelano e, spesso, nemmeno le segreterie scolastiche procedono automaticamente alla liquidazione delle ferie non godute. Per questo è importante verificare attentamente la propria situazione contrattuale, confrontandosi con l’ufficio del personale e richiedendo un conteggio dettagliato dei giorni di ferie maturati e non utilizzati.

La Cassazione chiarisce la posizione dei docenti a termine

La recente pronuncia della Cassazione ribadisce che un docente con contratto a termine non perde il diritto alla monetizzazione delle ferie se non è stato formalmente invitato a fruirne. È quindi essenziale che il Dirigente Scolastico provveda a una comunicazione scritta, specificando che in assenza di richiesta esplicita le ferie e la relativa indennità andranno perse. In mancanza di questo avviso, il lavoratore ha pieno diritto a ottenere l’indennità economica.

Quanto vale l’indennità per le ferie non godute

Il valore economico delle ferie non pagate può essere tutt’altro che trascurabile. Si parla in media di almeno 1.500 euro l’anno, una somma che può diventare significativa se si considera la possibilità di richiedere gli arretrati fino a dieci anni. Un’opportunità che molti docenti precari ancora non conoscono, ma che potrebbe fare la differenza nelle loro tutele economiche e professionali.

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