Riforma pensionistica: l’Opzione Tutti

E’ sempre più concreta l'”Opzione tutti” in ambito di riforma pensionistica. Questa, permetterebbe l’anticipo pensionistico a tutti, con la possibilità del ricalcolo dell’assegno col contributivo.

Bisogna ritornare al contributivo, vedremo insieme a quale età“.

Premier Mario Draghi

Dopo Quota 102, il governo Draghi sta lavorando all'”Opzione tutti” per proporre ai sindacati la possibilità di uscita dal lavoro anticipata a tutti grazie all’introduzione dell’assegno con il sistema contributivo.

In particolar modo, il contributivo permetterebbe di estendere a tutti l’Opzione Donna mantenendo in ordine i conti dell’Inps.

Che cos’è l’Opzione Donna 2022

La nuova Legge di Bilancio ha previsto la proroga per la pensione anticipata Opzione Donna 2022. In particolare, Tale riforma pensionistica permetterebbe alle donne di andare in pensione prima dell’età anagrafica.

Chi può accedervi

Possono accedere tutte le lavoratrici del settore pubblico e privato, a patto che abbiamo specifici requisiti:

  • 60 anni di età se dipendenti e 61 anni se lavoratrici autonome.

In concreto, beneficeranno di Opzione Donna nel 2022 le dipendenti nate nel 1961 e le autonome nate nel 1960 (se con i contributi necessari). Ad esempi, ai primi nove mesi dello scorso 2021, le lavoratrici in pensione anticipata sono state 14.555 grazie alla misure Opzione Donna.

Da Opzione Donna a Opzione Tutti

La proposta partirebbe dal fatto che gli scenari rispetto alla legge Fornero sono mutati. Infatti, nel 2022, l’85% dei pensionati si troverà ad affrontare il sistema misto, vale a dire pagare una quota retributiva sempre più piccola maturata fino al 1955 e poi tutto il resto contributivo.

Secondo l’Inps, sono quasi 300 mila i lavoratori nel retributivo al 31 dicembre 2020. In altri termini sono coloro che hanno tra i 57 e i 67 anni e almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995 (pre riforma Dini).

E i Sindacati?

In termini di riforma pensionistica, il tema del ricalcolo non è particolarmente amato dai sindacati, che per il momento propongono altre ipotesi simili a quella riportata dal governo. Ad esempio l’uscita a 62 anni o 41 di contributi a prescindere dall’età. Ma al contempo, non disdegnerebbero neppure la “proposta Nannicini” di qualche tempo fa: l’uscita a 64 anni di età con 20 anni di contributi e ricalcolo contributivo dell’assegno.

“Non si può rinviare il confronto sulle pensioni col governo al prossimo anno […]. Cominciamo subito a discutere di flessibilità, di giovani, di donne, di disoccupati, di lavori gravosi. Rinviare al 2022 sarebbe una beffa inaccettabile perché la legge Fornero non è andata in soffitta come dice la Lega”.

Roberto Ghiselli, segretario confederale Cgil con delega alla previdenza
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