Discipline Stem, mancano laureati in ingegneria, medicina ed economia

Appena il 24% del totale dei laureati possiede un titolo di studio nelle discipline scientifiche ed economiche. Il mismatch tra domanda e offerta genera difficoltà di reperimento per quattro aziende su dieci, aumentando la migrazione interna verso quelle aree geografiche più attraenti per possibilità di crescita professionale nel proprio settore.
discipline stem

Nel 2022 il possesso di una laurea era richiesto nel 15% delle entrate, un punto in più rispetto all’anno precedente. Questo dato conferma il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro, dovuta soprattutto alla carenza di laureati nelle cosiddette discipline Stem, vale a dire le professioni in ambito scientifico tecnologiche. Infatti, l’acronimo inglese sta per science, technology, engineering and mathematics, e sono proprio queste le aree più interessanti per le aziende, che però faticano nella ricerca di neolaureati in possesso dei medesimi titoli di studio. In particolare, per l’indirizzo economico si è riscontrato una difficoltà di reperimento pari al 36%. In campo medico-sanitario, poi, è addirittura più del doppio per il reclutamento di medici (68%) e del 64 per i paramedici. Alto anche il livello di difficoltà per l’ingegneria elettronica, circa il 60% su 52mila ricerche.

I laureati in discipline Stem appena il 24% in Italia

Matematica, fisica, chimica, gli altri rami della scienza e anche economia garantirebbero un ingresso pressoché immediato per coloro che decidano di intraprendere questi corsi di studio. Tuttavia, i laureati nelle discipline Stem sono una fetta minoritaria del totale: appena il 24%. E in Europa la situazione non è molto diversa: solo il 26% in Spagna, Malta, Grecia, UK, Francia e Germania. La conseguenza è che più di quattro aziende su dieci hanno difficoltà a trovare candidati con una formazione scientifica.

Un reclutamento a macchia di leopardo

La ricerca di laureati in discipline Stem è molto elevata in regioni come Lombardia, Lazio, Piemonte, Campania e Sicilia, tra il 16 e il 20 per cento sul totale delle richieste. Cifre più contenute, invece, in Valle D’Aosta e Abbruzzo, al disotto della media nazionale (sotto il 9%). Come spesso succede in Italia, anche l’offerta di lavoro è molto diversificata a seconda delle regioni, fenomeno storico che impedisce di frenare la migrazione interna verso località e aree geografiche che offrono maggiori possibilità di crescere nel proprio settore di competenza. Anche se, in questo caso, il problema è soprattutto dal lato della domanda.  

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