Fuga di cervelli: sei studenti su dieci andrebbero all’estero

Secondo una ricerca svolta da Skuola.net, abbandonare l’Italia è l’obiettivo di molti studenti. La fuga di cervelli verso l’estero continua ad essere un fenomeno importante e pericoloso per il Bel Paese. Ecco che cosa è emerso dall’indagine.

La fuga di cervelli verso l’estero

La fuga di cervelli è un fenomeno diffuso in molti Paesi del mondo, inclusa l’Italia, dove molte persone istruite decidono di emigrare in cerca di migliori opportunità di lavoro e di un ambiente sociale più favorevole.

Ha un impatto significativo sull’economia e sulla società italiana. Da un lato, la perdita di giovani altamente competenti implica una mancanza di risorse umane importanti per il progresso e lo sviluppo del Paese.

Dall’altro, la fuga di cervelli rappresenta un’importante perdita di persone scolarizzate che vanno a lavorare in altri Paesi, con conseguente impoverimento delle competenze tecniche e scientifiche presenti in Italia.

Quello che più allarma è la frequente, e sempre in crescita, volontà dei più giovani di emigrare una volta concluso il proprio percorso di studi. Per contrastare questo fenomeno il Governo dovrà intervenire inserendo agevolazioni utili al loro inserimento nel mondo del lavoro ma non solo, dovrà anche renderlo competitivo con quello che viene proposto all’estero.

Precariato, insicurezza e paghe basse, caratteristiche delle occupazioni in Italia che spesso i giovani recriminano e che non sono più disposti ad accettare.

I risultati della ricerca

A segnalare la voglia dei giovani di emigrare verso nuovi lidi è “Dopo il diploma”, la ricerca condotta da Skuola.net. Essa è stata svolta su un campione di 3.200 studenti delle scuole superiori, in occasione della ELIOS Open Week, un evento che ha lo scopo di avvicinare le aziende agli studenti.

Quello che è emerso è che solamente il 39% degli intervistati esclude a priori un trasferimento all’estero dopo il diploma. Il 17%, invece, è già convinto di partire, mentre il 44% ha dichiarato di valutare a tempo debito.

Come possiamo notare, la percentuale dei ragazzi sicuri di rimanere in patria è molto bassa, e questo è un dato da tenere in forte considerazione. Sicuramente da un lato c’è la volontà di fare nuove esperienze, tipica dei più giovani. Dall’altro, però, c’è anche la realtà dei fatti: gli studenti faticano a vedere un futuro roseo di fronte a sé in Italia.

Partire per non tornare

Un altro dato allarmante è che tra quelli che pensano a una partenza, in molti non valutano la possibilità di un ritorno in patria. Ben il 20% di essi ha già messo in conto la possibilità di rimanere a vita fuori dall’Italia. Il 43% farebbe marcia indietro solamente se l’esperienza non si rivelasse soddisfacente e, infine, solo il 37% è convinto che prima o poi farà ritorno a casa.

Il periodo da loro indicato per un’ipotetica partenza è appena successivo alla fine delle scuole superiori. In molti Paesi ci sono politiche di welfare rivolte agli studenti universitari, anche provenienti dall’estero, che vorrebbero sfruttare.

Se questo dovesse accadere per l’Italia sarebbe una grossa perdita. Un pericolo da scongiurare il prima possibile per non trovarsi a correre il rischio di vedere volare altrove le giovani menti dello Stivale.

Leggi anche: Regioni e occupazione, la classifica del lavoro in Italia

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