Lavoro, arriva l’alternativa alla settimana corta

È ormai da tempo che il mondo del lavoro cerca di fare i passi giusti per dare maggior serenità e produttività ai dipendenti. In alcuni Paesi la soluzione è stata trovata nella settimana corta, ma ora spunta un’alternativa altrettanto interessante, ecco qual è.

Il lavoro testa la settimana corta

L’Unione Europea guarda con grande interesse alla settimana corta, la soluzione al sistema lavorativo tradizionale che può cambiarne i costrutti e le dinamiche. In alcuni Paesi è già stata testata e i risultati dimostrano come il mondo del lavoro potrebbe giovarne.

Nel Regno Unito sono state prese a campione 61 aziende, e da quando hanno iniziato la sperimentazione ben 56 di queste non sono volute tornare al modello precedente. Si sono poi accodati anche il Belgio e la Spagna, mentre nei Paesi Scandinavi è ormai una realtà assodata.

E in Italia? Nel Bel Paese si sono aperti i dibattiti e le discussioni, ma null’altro. Un cambiamento di questo tipo continua a generare sospetti e perplessità, e questo malgrado i risultati prodotti altrove.

È difficile pensare che nel breve periodo la settimana corta possa diventare realtà anche nello Stivale, anche se il dialogo rimane aperto e la curiosità è tanta. I lavoratori ci sperano, consci di poterne giovare in tempo libero e di poter essere più sereni.

Un dipendente felice è un dipendente produttivo ma, nonostante questo, in Italia c’è ancora una forte resistenza da parte di una grande fetta di datori di lavoro. Se questo nuovo sistema viene accolto ancora con grossi dubbi, ce n’è un altro che con forza si sta proponendo: il modello bisettimanale.

Che cos’è il modello bisettimanale

Se il mondo del lavoro, in altri Paesi, ha già accolto la settimana corta, in Italia questo non è accaduto. Esiste però un’alternativa che può frapporsi tra la canonica settimana composta da cinque giorni e quella da quattro: il modello bisettimanale.

Questo sistema innovativo di lavoro altro non fa che unire le due visioni, cercando di porsi nel mezzo. In sostanza, i dipendenti sarebbero impegnati per nove giorni ogni due settimane, la prima settimana lavorando cinque giorni e la seconda quattro.

Ci sarebbe così un giorno di riposo extra rispetto al modello canonico, senza però snaturarlo del tutto. Tra i pro c’è indubbiamente la produttività, che rimane inalterata o può addirittura migliorare, senza contare il maggior tempo libero a disposizione dei dipendenti.

Non mancano però i contro, tra tutti troviamo la difficoltà di allargare il modello bisettimanale a tutti i settori lavorativi. In alcuni casi la mole di lavoro potrebbe aumentare a dismisura, stressando ulteriormente i dipendenti.

Insomma, questa è sicuramente una soluzione che può essere valida, soprattutto in alcuni settori. Potrebbe inoltre rappresentare un ponte tra la settimana lavorativa canonica e quella corta.

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Una svolta nel mondo del lavoro

Tra vari test e nuovi modelli appare chiaro che in tutta Europa ci si stia muovendo verso un’unica direzione: migliorare le condizioni di vita dei lavoratori. I sistemi obsoleti non appaiono più proficui, e sembra esserci la necessità di porre un radicale cambiamento.

Qualcuno però la pensa all’esatto contrario, come spesso accade in questi casi del resto. Era già accaduto con lo smart working, e accadrà di nuovo sia che si tratti di settimana corta che di modello bisettimanale. In Italia, per il momento, se ne discute ma niente di più, staremo a vedere se nei prossimi mesi ci sarà un nuovo modo di lavorare anche nel Bel Paese.

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