Smart working nella PA: le cose cambiano

A seguito dello shift causato dalla pandemia, le cose sembrerebbero ritornare alle condizioni pre-covid. Infatti lo smart working nella PA verrebbe gradualmente ridotto per via delle regole introdotte dal decreto green pass.

Il parziale abbandono allo smart working nella PA, potrebbe essere a seguito del cambiamento di prospettiva e da nuove regole, incitato da un correttivo del decreto green pass.

Ad oggi, la situazione rispetto allo scorso aprile non è cambiata. Infatti, lo smart working ha continuato ad essere la soluzione dominante in diversi rami amministrativi. Ad ogni modo, nonostante fino a questo momento il lavoro da casa sia sempre stato una regola rispettata e il lavoro in ufficio un’eccezione, la situazione potrebbe presto cambiare.

Un ritorno “alla normalità”

Per la Pubblica Amministrazione particolarmente, i dipendenti hanno sempre avuto il permesso di lavorare da casa fin da inizio pandemia di Covid-19 da marzo 2020. Ad ogni modo, le nuove “regole lavorative” e le modalità del nuovo “lavoro agile” dovrebbero spettare ai dirigenti degli uffici. Fino a questo momento però, risulta che i tecnici del governo stiano ancora lavorando sulla pratica da mettere in atto.

L’approccio del Ministro per la PA Renato Brunetta, è sempre stato piuttosto chiaro. Il ritorno in presenza è un bisogno che la società necessitò per snellire la burocrazia e le eventuali richieste dei cittadini,

Attualmente, non si è ancora giunti ad una soluzione dal punto di vista normativo. Motivo per cui è necessario l’ulteriore intervento da parte dei sindacati.

Smart working: PA e green pass

Come già avvenuto per scuola, sanità e trasporti, lo scenario che il certificato verde diventi obbligatorio anche nella Pubblica Amministrazione. Tale regola, non varrebbe solamente per chi svolge un lavoro a contatto con il pubblico, ma sarebbe da intendersi per la totalità dei dipendenti.

Green pass: possibile l’imposizione?

Stando alla dichiarazione della Corte Europea dei diritti dell’uomo, il green pass non calpesta i diritti dell’uomo. Infatti, recentemente, la Cedu ha respinto un ricorso d’urgenza in tale direzione presentato da centinaia di vigili del fuoco francesi. Questi, si opponevano alla sospensione dal lavoro e dalla retribuzione di chi non facesse vaccino e quindi non possedesse il certificato verde. Dal momento che la stessa linea francese è quella seguita ed approvata dal Governo Draghi, anche in Italia, la sospensione del lavoro e della retribuzione per chi rifiuta il vaccino e green pass è legittima.

Coloro che non vogliono sottoporsi a vaccino, dal momento che non possono essere licenziati in modo diretto per via delle normative vigenti, potrebbero appellarsi a soluzioni alternative. Ad esempio al cambio di mansione, trasferimento o alla sospensione dello stipendio.

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