Addio a 300 milioni posti di lavoro, lo studio sull’intelligenza artificiale

Quali sono i posti di lavoro più a rischio per via dell'intelligenza artificiale? Ecco i risultati dello studio.

L’intelligenza artificiale continua a crescere, a migliorarsi e ad aumentare le proprie capacità. Da un lato potrebbe apportare una grande crescita economica mentre dall’altro avere un impatto negativo sui posti di lavoro. Il Financial Times ha approfondito questo argomento attraverso uno studio intitolato The Potentially Large Effects of Artificial Intelligence on Economic Growth, ecco quali risultati sono emersi.

L’intelligenza artificiale mette a rischio molti posti di lavoro

Da ormai alcune settimane si parla di quale impatto avrà l’avvento dell’intelligenza artificiale nell’economia, nei posti di lavoro e nella quotidianità della società. Qualcuno la vede come una grandissima opportunità da sfruttare, qualcun altro come un grande pericolo.

Lo studio del Financial Times ha analizzato diversi aspetti della questione e non ha negato il grande vantaggio che l’AI porterà al mondo, ovvero “un progresso significativo con effetti macroeconomici potenzialmente importanti e potrebbe aumentare il PIL globale annuo del 7% nei prossimi 10 anni”.

Da che cosa deriva questo impatto positivo? L’aumento del PIL deriverà dal risparmio su alcune tipologie di lavoro, da una maggior produttività e dal contributo che l’intelligenza artificiale darà ai lavoratori che non possono essere sostituiti.

Fino a qui tutto bene, nessun pericolo all’orizzonte sembrerebbe e invece c’è anche l’altra faccia della questione. Nei prossimi 10 anni potrebbe esserci una grande crescita economica ma anche un gran numero d’inoccupati in più.

Quali lavori sono più a rischio

Se da un punto di vista economico globale ci potrà essere una grande crescita, da quello che emerge dalla ricerca, l’intelligenza artificiale mette a rischio alcuni posti di lavoro. Si tratta di circa 300 milioni di lavoratori in tutto il mondo che potrebbero essere completamente sostituiti.

Da qui sorgerebbe poi la problematica relativa al loro reinserimento, ci sono abbastanza posizioni lavorative disponibili per occuparli nuovamente? Dubbi e perplessità legittimi che però solo con il tempo potremo risolvere.

Anche in questo caso, però, c’è un altro lato della medaglia che vede la questione in maniera positiva. Sempre secondo lo studio, molti lavoratori saranno sgravati delle loro mansioni di circa il 50%, senza però essere sostituiti.

Questo significherebbe maggior tempo libero e minor stress, ovviamente a parità di stipendio. La speranza è ovviamente quella di allargare questo gruppo di lavoratori il più possibile, così da giovare dell’AI e non da rimetterci.

Secondo la ricerca, i settori più a rischio d’inoccupazione saranno quello amministrativo, bancario, legale e finanziario. In base però ai miglioramenti che colpiranno la tecnologia, potrebbero venire coinvolti anche altri settori.

Chi non rischia

Alcuni settori sono effettivamente a rischio, e questo poiché l’intelligenza artificiale potrebbe automatizzare le mansioni di alcuni lavoratori. Altri settori, però, non vanno per ora incontro ad alcun pericolo.

In questo senso a poter stare tranquilli sono quelli dell’edilizia, della manutenzione e della ristorazione, ma più in generale tutti coloro i quali svolgono un lavoro pratico. Quasi tutte le occupazioni vedranno l’avvento dell’automazione ma, per il momento, solo il 5% di queste potrebbero essere sostituite totalmente.

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