Lavoro in nero: ecco quali sanzioni si rischiano

Tra gli obiettivi del governo Meloni c’è quello di arginare il fenomeno del lavoro nero, e per questo si sta muovendo verso sanzioni severe e una ricerca più oculata di chi utilizza questo tipo d’impiego. Non solo però i “dipendenti”, a rischiare sono soprattutto i datori di lavoro.

Perché si lavora in nero

Il lavoro in nero è una pratica lavorativa che consiste nel non registrare formalmente il rapporto di lavoro tra datore e lavoratore. Questo tipo di lavoro è spesso caratterizzato dalla mancanza di contributi previdenziali e assicurativi per il lavoratore, e dalla mancanza di tutele e diritti.

Ci sono vari motivi per cui le persone accettano di lavorare in nero. Uno dei motivi principali è la difficoltà di trovare lavoro regolare. Molte volte si tratta di lavoratori senza permesso di soggiorno o di persone che non hanno la possibilità di avere un lavoro formale a causa del basso livello d’istruzione o della mancanza di esperienza.

Altre volte, però, le persone accettano di lavorare senza un regolare contratto anche perché la paga può essere superiore poiché le tasse non vengono pagate. Da una parte dunque c’è la convenienza, dall’altra l’esigenza. Qualunque siano i motivi il lavoro nero è una piaga che da sempre colpisce l’Italia e non solo, e che ogni Governo ha cercato d’arginare. Per questo motivo ci sono delle sanzioni, anche molto severe, per tutti coloro i quali trasgrediscono le regole.

Lavoro in nero, le sanzioni

Chiaramente il lavoro in nero è una pratica che fa gola a molti, soprattutto ai datori di lavoro che così non devono pagare le tasse sui dipendenti. I contratti hanno ovviamente dei costi che in questo modo vengono scavalcati, a farne le spese però sono i lavoratori e lo Stato.

Per far fronte a questa pratica, molto diffusa nel Bel Paese, sono state introdotte delle sanzioni attraverso il Decreto Semplificazioni attuativo del Job Acts. Il datore di lavoro che impiega lavoratori non in possesso di regolare contratto, e che dunque lavorano in nero, vanno incontro a pene pecuniarie molto salate:

  • una multa che va dai 1.800 euro ai 10.800 euro per ogni lavoratore, impiegato senza regolare contratto, fino a 30 giorni;
  • una multa che va dai 3.600 euro ai 24.600 euro per ogni lavoratore, impiegato senza regolare contratto, per un periodo compreso tra i 31 e i 60 giorni;
  • una multa che va dai 7.200 euro ai 43.200 euro per ogni lavoratore, impiegato senza regolare contratto, per un periodo che supera i 60 giorni.

Non è finita qui però. Infatti, la sanzione aumenta del 20% se chi lavora in nero è un extracomunitario non in possesso del permesso di soggiorno. In questo caso il datore di lavoro va incontro a pene ben più severe dato che rientrano nella sfera del penale.

Oltre ai 5.000 euro di multa, che si sommano alle cifre già riportate in precedenza, la pena prevista varia dai 6 mesi ai 3 anni di reclusione.

Le sanzioni per il lavoratore

Fino a qui abbiamo parlato del lavoro nero e delle sanzioni che colpiscono i datori dello stesso. Che cosa rischiano invece i lavoratori che non sono in regola? In linea di massima, essendo essi considerati la parte debole della situazione, non rischiano nulla.

Bisogna però considerare due aspetti per cui invece, al contrario, questi incorrono in grandi sanzioni, ovvero se percepiscono la disoccupazione o il Reddito di Cittadinanza. In questi casi si rischiano multe molto salate oltre che, in alcuni casi, anche la reclusione.

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