Lavoro post-covid: modello ibrido il preferito

Accenture conferma la voglia di ripartenza dei lavoratori, i quali preferiscono l’ibrido come modello di lavoro post-covid. La survey di Business International sottolinea la necessità di investimenti digitali perché si possa giungere ad una completa trasformazione.

Con il graduale ritorno alla normalità le aziende si preparano a far rientrare in ufficio i propri dipendenti. Sembrerebbe essere il modello ibrido quello preferito nel rientro a lavoro post-covid, il quale raggiunge un giusto compromesso di equilibrio tra lavoro agile e in presenza.

Come riportato dallo studio “The Future of Work: Productive Anywhere” svolto da Accenture (NYSE: ACN), L’83% delle persone intervistate vorrebbe raggiungere il compromesso di lavoro ibrido, avendo la possibilità di lavorare da remoto per il 25%-75% del loro tempo. Ovviamente, tale percentuale non vale per tutte le fasce d’età e riuscire a trovare il giusto compromesso per ognuna risulta complicato. Infatti, per quanto riguarda la Generazione Z il 74% preferisce avere l’opportunità di entrare in contatto con i colleghi e confrontarsi di persona. Al contrario, si riduce al 68% per la generazione dei BabyBoomers e al 66% per la Generazione X. Quindi, da un lato le giovani generazioni risultano più propense al lavoro in presenza. Dall’altro lato, Generazione X e BabyBoomers preferiscono godere di maggiore autonomia rispetto alle condizioni d’ufficio. Questi, avendo stabilito relazioni più solide con i colleghi, sanno di poter essere ugualmente produttivi.

Nuove esigenze nell’era di lavoro post-covid

In altri termini, questa nuova realtà, costringe indirettamente le realtà aziendali ad ampliare la visuale futura del lavoro. Infatti, come affermato da Christie Smith, Direttore della Divisione Talent & Organization/Human Potential di Accenture, tra le variabili da tenere in considerazione non ci sarà solamente la posizione, bensì vi rientrerà anche ciò che consente di ottenere produttività, equilibrio di salute e resilienza. A conferma di quanto appena riportato, dal rapporto emerge che la differenza tra i lavoratori produttivi (40%) e quelli insoddisfatti (8%) non sta nello stress, bensì nelle risorse fornite che gli consentano di essere produttivi ovunque. Oltre all’autonomia lavorativa, queste includono salute mentale, leadership di supporto e soprattutto una realtà aziendale capace di fornire una robustezza digitale.

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