Statali, dallo smart working agli stipendi: il punto sul rinnovo

Sindacati e governo continuano a trattare: smart working e aumento degli stipendi per gli statali i primi punti della lista.
smart working statali

Il governo continua a trattare con i sindacati per il rinnovo del triennio 2022-2024. Al vaglio c’è l’aumento degli stipendi ma non solo, anche lo smart working.

Statali, più smart working e meno lavoro in sede

L’Aran, in rappresentanza del governo, continua a trattare con i sindacati. In primo piano il lavoro dei dipendenti statali, i quali potrebbero continuare a beneficiare dello smart working ma solo se rientrano in determinate categorie.

Parliamo, ad esempio, dei genitori con figli a carico, i caregiver e i dipendenti con problematiche di salute. Il lavoratore e la pubblica amministrazione potrebbero concordare il numero di giorni svolti in lavoro agile e quelli invece trascorsi in sede, senza nessun automatismo.

Insomma, una misura che potrebbe sicuramente accogliere il favore di molti, ma che potrebbe anche attirare più di qualche polemica. Infatti, più di qualcuno sperava che la fetta di beneficiari fosse più ampia, ma così non è stato.

La situazione degli aumenti degli stipendi

Lo smart working, come sempre da quando è stato introdotto durante la pandemia, è sicuramente un argomento che attira l’interesse dei dipendenti, ma non è l’unico. Il lavoro agile è un tema che coinvolge una cerchia ristretta di lavoratori, mentre negli aumenti degli stipendi sono coinvolti in ben 193mila.

Gli statali a regime dovrebbero beneficiare di un aumento pari al 5,78% nel 2024. Si tratta di circa 120 euro lordi mensili, pari a 1.440 euro lordi all’anno. Il governo ha stanziato 555 milioni di euro per questa misura che però sta facendo discutere.

I sindacati chiedono di più, nello specifico, un ulteriore aumento pari almeno allo 0,5%, ma l’Aran è contraria e preoccupata per l’impatto economico. La richiesta dei sindacati non è campata in aria, ma si fonda principalmente sul nodo legato al taglio del cuneo fiscale.

Questo equivale a tre punti per chi ha un reddito inferiore a 35mila euro e a due punti per chi invece non raggiunge i 25mila. L’obiettivo del governo è quello di prolungare la manovra fino al 2025 e di conseguenza sorge una problematica.

Considerato che con l’aumento dello stipendio molti lavoratori supererebbero i 35mila euro, e che la riduzione del cuneo si aggira sui 1.200 euro all’anno, questi dipendenti non avrebbero praticamente alcun aumento.

Un percorso in salita

Alla luce di quanto scritto fino a qui, il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici sembra essere in salita. Parte dei sindacati richiede più fondi, ma questo all’Aran non piace e si potrebbe dunque continuare a trattare.

Altri sindacati, invece, spingono per una partenza immediata nonostante le problematiche, rimandando le questioni al futuro. Insomma, se sulla questione smart working per gli statali sono tutti più o meno d’accordo, sulla questione aumenti non si può proprio dire lo stesso.

Con grande probabilità per limare le eventuali problematiche relative al reddito e al taglio del cuneo si dovrà attendere la prossima manovra di Bilancio, anche se questo non accontenta in toto i sindacati.

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