Lavoro: manca il benessere psicologico

Per ben tre persone su quattro, le sensazioni di ansia e stress lasciate dai mesi di lockdown hanno contribuito in modo sempre più incisivo in termini lavorativi. In particolare, la condizione insoddisfacente del 40% dei lavoratori ricade a livello di benessere psicologico, che risulta sempre più assente o precario.

Secondo la recente ricerca BVA Doxa sviluppata per Mindwork, non solo si è verificato un notevole incremento di sensazioni di ansia e disagio (+15%). A queste si è andato ad aggiungere il diffondersi di patologie di disturbo del sonno (+9%).

Il lavoro aziendale per il benessere psicologico dei lavoratori

A livello aziendale, più del 60% promuove la ricerca di condizioni flessibili e/o benefit economici per andare a supportare il benessere psicologico dei propri dipendenti. Sfortunatamente, solo una piccola percentuale di esse si impegna ad ad attivare concretamente azioni volte a sostenere il benessere psicologico dei singoli. Al contempo però, il 60% dei datori di lavoro si dichiara comunque intenzionato ad attivare iniziative in questo senso.

La ricerca per Mindowork

Stando alle statistiche, emerge una consapevolezza ben evidente: la correlazione tra disagi registrati sul luogo di lavoro ed una condizione psicologica tutt’altro che ottimale.

Ansia e stress

Per 3 lavoratori su 4, le sensazioni di ansia e stress, seguite da incertezza (45%) e preoccupazione (39%), sono quelle distribuite in modo maggiormente omogeneo su tutto il territorio nazionale e per tutti i livelli socio-demografici. Al contempo, c’è comunque una piccola minoranza (1 lavoratore su 10) che riesce ugualmente a gestire una vita lavorativa serena, dichiarando di essere pienamente soddisfatto della propria occupazione e di godere di un equilibrio psico-fisico ottimale.

Il lockdown

La situazione già delicata, è stata ulteriormente peggiorata dai mesi di lockdown trascorsi, che hanno inciso sull’incremento di sensazioni di ansia e disagio (+15%), nonché sul diffondersi di patologie come l’insonnia (+9%).

In tutto ciò, metà dei lavoratori italiani, in una tipica giornata di lavoro, i già evidenti livelli di stress, si aggravano all’aumentare degli straordinari, soprattutto tra coloro con una condizione lavorativa medio-bassa.

Tensione, irritabilità, inquietudine, irrequietezza, ansia colpiscono una media di un lavoratore su quattro. Inoltre, a questa già di per sé precaria condizione psicologica si aggiunge l’esigenza di bilanciare lavoro e vita privata. Solamente un lavoratore su tre dichiara di aver trovato tale equilibrio.

Le conseguenze dell’assenteismo

Sempre a causa del crescente senso di ansia e stress, un lavoratore su tre ammette di essersi assentato dal lavoro più volte. Questo riguarda soprattutto figure con ruoli rilevanti all’interno della realtà lavorativa.

Sotto questo punto di vista, la Commissione europea, stima a 136 miliardi le perdite in produttività causate dall’assenteismo da malessere psicologico. Inoltre, in casi estremi, il 37% dei lavoratori italiani, soprattutto under 34, ha dichiarato di aver lasciato il lavoro a causa del malessere emotivo legato all’ambiente professionale.

Il punto di vista delle aziende

Come affermato nel paragrafo precedente, anche a causa dell’emergenza Covid-19, più del 60% delle aziende si impegna in modo diretto con azioni volte ad incrementare il benessere dei propri lavoratori. In particolare, puntando ad una maggior flessibilità (orario, ricorso allo smart-working) e/o benefit economici).

Purtroppo, risultano essere una minoranza i datori pronti a investire su iniziative volte a sostenere il benessere psicologico dei singoli. Complice il fatto di considerare il disagio psicologico come un tabù difficile da sradicare. Infatti, quasi il 50% dei lavoratori, non si sente libero di dichiarare il proprio malessere emotivo, soprattutto all’interno dell’ambiente di lavoro.

Ci sono spiragli di luce?

Nonostante la situazione sia piuttosto delicata, ci sono comunque spiragli positivi, infatti quattro lavoratori su cinque sono comunque soddisfatti delle relazioni sul posto di lavoro. Dato confermato altresì dal 60% dei dipendenti che desidera poter rientrare in sede dopo il lungo periodo di lavoro da remoto.

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